Boubacar a Bologna

È una estate calda, questa del 2019, e restiamo in città. Affaticati dal clima, impegnati nel lavoro. Molto, molto preoccupati per come va l’Italia e le politiche di (in)sicurezza volute dal governo italiano….

Boubacar è arrivato in Italia dalla Guinea Conakry nel dicembre 2016 ed è ben consapevole di quanto sia stato fortunato nell’essere riuscito a sopravvivere ad esperienze di viaggio indescrivibili. Giunto a Catania dalla Libia è stato trasferito direttamente a Bologna, seguendo il percorso canonico previsto dal progetto Sprar.

Al compimento dei suoi diciotto anni ha accettato di intraprendere l’esperienza di accoglienza in famiglia, possibilità offertagli dal Progetto Vesta del Comune di Bologna e gestito da l’allora cooperativa Camelot ora Cidas. La famiglia era -ed è- la nostra che dal 2017 si è arricchita di una persona eccezionale: intelligente, intraprendente, creativa, socievole, rispettosa. Il primo ad alzarsi al mattino è Boubacar. Alle sette passa l’autobus sotto casa.

Tutti i giorni da quasi due anni la stessa routine: sveglia alle 6, preghiera, colazione, preparazione dei contenitori con il cibo per il pranzo e via…… per cominciare a lavorare alle 8 zerozero, come dice lui.

E ogni giorno si aggiunge al precedente di questi suoi vent’anni. Lo sento uscire, nonostante chiuda la porta dietro di sé piano piano per non disturbare il mio riposo. Poco dopo tocca a me accendere i motori e affrontare la giornata. Non ho alcun Dio da invocare e quindi faccio in fretta nei preparativi. Si comincia la vita frenetica di queste nostre società moderne occidentali. Una vita frenetica alla quale ormai non faccio caso, ma che colpisce molto il mio giovane amico africano.

Spesso ci fermiamo a riflettere di questo, Boubacar ed io. Mi racconta di quanto sia profondamente diverso vivere in Africa ed io lo ascolto a bocca aperta. Quante cose ancora mi restano da imparare, quante cose mi insegna.

La nostra casa è piccola ma ci si sta bene, anzi ha il vantaggio che ci si incontra facilmente. … e si ride e sorride; tv, musica, letture, film; si parla di tutto e tanto; ci scambiamo consigli, storie, silenzi, illusioni, preoccupazioni … e non mancano commenti delle vicende politiche e di cronaca. Ma sono i suoi sogni e progetti che ci danno una carica indescrivibile; non sono solo i sogni di un giovane ragazzo. In quei sogni e progetti c’è la sua speciale voglia di credere nella vita, di conquistare il proprio spazio nel mondo, di sentirsi realizzato in una prospettiva di senso; c’è il desiderio di ringraziare ogni giorno coloro che lo hanno messo al mondo onorando così la loro memoria dopo averli persi ed essere rimasto solo al mondo dall’età di undici anni.

“Il mio sogno è diventare sindaco di Bologna”; “Farò il giornalista”; “Voglio studiare e poi iscrivermi all’Università”; “Lavoro sodo per comprarmi una casa e avere una bella famiglia con tanti figli e una moglie da rispettare e amare”; “Mi piacerebbe tornare nel mio Paese, un giorno lontano, e avviare un’attività di trasporto di bambini per consentirgli di andare a scuola”….un carosello di sogni e progetti di un giovane ventenne che ogni giorno saluta la vita con un grande sorriso.

Conoscendo Boubacar siamo certi che conquisterà il suo futuro e che i suoi sogni diventeranno traguardi concreti. Quante cose lo hanno sorpreso vivendo in Italia …. talmente tante che non basterebbe questo spazio ad elencarle tutte. Alcune sono riuscita a spiegargliele, altre francamente è quasi impossibile perché nemmeno io so darmi una risposta…al perché la nostra società si dimostra così ostile verso gli stranieri. Ma non tutti alzano muri: mia madre di novant’anni vorrebbe poterlo ospitare a casa sua; mio fratello mi invidia ed è entusiasta di averlo conosciuto; mia figlia ha conquistato un nuovo fratello; gli amici si informano su come intraprendere la stessa esperienza di accoglienza; i miei piccoli nipoti chiedono di lui ogni giorno; i vicini di casa adorano il cibo africano che lui prepara e la sua compagnia; i suoi colleghi di lavoro si dimostrano solidali e accoglienti; i suoi insegnanti lo apprezzano per i buoni risultati scolastici e lo incoraggiano a continuare negli studi. Non perdiamo le speranze, mi dice Boubacar, c’è tanta brava gente in questo Paese. (Francesca Paron)