La paura del coronavirus nel campo profughi più grande d’Europa

Moria è il nome dell’hotspot per l’identificazione dei migranti nel cuore dell’isola greca di Lesbo ed è sempre di più simile a una baraccopoli. Si chiama Moria anche la cittadina greca che sorge a pochi chilometri dalla struttura dove sono cominciate le ronde e le rivolte contro i migranti nelle ultime settimane.

Sembra il nome di un luogo biblico, ma è invece il simbolo delle politiche europee dell’immigrazione e la sua metamorfosi rappresenta tutte le fasi dell’atteggiamento degli europei verso i rifugiati negli ultimi cinque anni. Nel 2015 era un accampamento di fortuna tra le piante di ulivo, dove i profughi sostavano per qualche giorno, prima di proseguire lungo la rotta balcanica, e dove ricevevano assistenza dagli abitanti del posto, dai volontari e dalle ong.

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