Migrant farmworkers wanted: ecco come far sopravvivere il sistema agroalimentare italiano

Oggi, in Europa, i settori chiave della manodopera, come la produzione e la distribuzione agroalimentare, si basano sull’impiego di una forza lavoro migrante. L’Italia non è da meno e tale manodopera spesso è caratterizzata da elevata flessibilità, bassi salari e condizioni di lavoro che tendono allo sfruttamento. I principali fattori che spingono il ricorso a questa forza lavoro sono la compressione prezzo-costo e lo squilibrio del potere nelle lunghe catene di approvvigionamento. Allo stesso tempo, questo sistema sfrutta le incoerenze delle politiche europee e nazionali in materia di migrazione, asilo e mobilità dei lavoratori.

Il lockdown ha influito in modo ingente su questa tematica. In Italia infatti, secondo stime ufficiali, quest’anno scompariranno circa 370 mila lavoratori migranti stagionali. Lavoratori che provengono principalmente dalla Romania, dalla Bulgaria e dalla Polonia. Più del 25% del cibo prodotto in questo territorio dipende dal lavoro di questi lavoratori migranti.

Come uscire da questa crisi? Opendemocracy cerca di fare il punto della situazione in un articolo dal titolo esplicativo: Keeping the Italian agri-food system alive: Migrant farmworkers wanted! -> Leggi l’articolo