Quelle Ong criminali che salvano vite, da L’Espresso

Tutte le valanghe cominciano con un fiocco di neve. Questo proverbio andrebbe tenuto bene a mente ogni volta che un fenomeno di grosse proporzioni, non necessariamente naturale, si manifesta improvviso in un modo che appare casuale. Ne è buon esempio la sequenza di procedimenti giudiziari – tre in un giorno solo la scorsa settimana – aperti contro le Ong che fanno soccorso in mare ai migranti. L’accusa delle procure di Ragusa, Catania e Trapani, rivolte a Medici senza frontiere e a Mediterranea, è la stessa per la quale tutti i precedenti tentativi di rinvio a giudizio delle Ong si sono sempre conclusi con un nulla di fatto: favoreggiamento dell’immigrazione illegale, con e senza scopo di lucro. La criminalizzazione del salvataggio umanitario si ripete da anni e non ha colore politico, perché quando si parla di migranti non esistono governi amici. Le norme esplicite contro le Ong sono iniziate infatti col Pd al governo sotto il ministero dell’Interno di Marco Minniti, che da un lato stringeva accordi con la Libia per i respingimenti dei migranti e dall’altro pretendeva dalle organizzazioni umanitarie un codice di comportamento che le trattava di fatto tutte come presunte trafficanti.

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