Canarie: terra di accoglienza?

“L’arcipelago delle Canarie si trova nell’Oceano Atlantico al largo delle coste africane ed è composto da 7 isole maggiori, diverse e uniche, e numerosi isolotti minori. Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura, Lanzarote, La Palma, El Hierro e La Gomera sono paradisi naturali ricchi di fascino, vegetazione lussureggiante e splendidi paesaggi. Le isole godono di un clima eccezionale in ogni stagione rendendole meta ideale per le vacanze durante tutto l’anno. Di origine vulcanica, le Canarie sono famose per le spiagge di sabbia nera, i litorali di sabbia bianca e le scogliere frastagliate; sono il luogo ideale per praticare sport acquatici, windsurf e immersioni subacquee, o escursioni a piedi, cicloturismo, speleologia e arrampicata. Tenerife è la più turistica delle 7 ed è indicata per le famiglie e coloro che non vogliono rinunciare a niente” 

Geograficamente si trovano in Africa, all’altezza del Marocco, in prossimità del punto in cui il Marocco si separa dal Sahara occidentale, ma politicamente appartengono alla Spagna, quindi all’Europa.

Come noto si tratta di una meta turistica appetibile, ideale sia per viaggi di breve durata che per trasferimenti di alcuni mesi all’anno o anche definitivi.
Notevole la capacità che ha avuto questo arcipelago di attrezzarsi per accogliere i 15 milioni di turisti (dato medio) che ogni anno raggiungono almeno una delle isole. Nella parte meridionale delle isole principali sono nati paesi e città dove un tempo non vi erano abitazioni, servizi quali noleggio auto e agenzie che propongono escursioni, strutture ricettive di ogni tipo e per ogni portafoglio, sanità di buon livello (molte persone che si trasferiscono sono in pensione), sono stati creati parchi giochi e parchi tematici e molto altro.

A fronte di questa notevole capacità di sviluppare un’accoglienza di livello per i turisti, c’è la grande crisi del sistema di accoglienza che, a fronte dei ca 23.000 arrivi di migranti calcolati tra il 2019 e il 2020, è in forte difficoltà e parla di emergenza.

Ci sarebbe da aprire una riflessione su chi viene etichettato come turista e chi come migrante.

Le Canarie sono storicamente terra di migrazione. In realtà la maggior parte di paesi del nostro pianeta sono terra di migrazione, sia dal punto di vista delle partenze che della ricezione.
Le Canarie, forse per la posizione geografica, forse per ragioni politiche, forse per un complesso mix di ragioni, sembrano essere una terra da sempre coinvolta da complessi flussi migratori.

In occasione di un viaggio di conoscenza sul fenomeno migratorio contemporaneo a Tenerife, la più grande delle isole, è stato “scoperto” il grande rapporto con il Venezuela; in questa nazione si sono trasferiti moltissimi spagnoli e canari negli anni del generale Franco e da questa nazione stanno ritornando, in gran parte alle Canarie (clima simile a quello venezuelano) figli di emigranti, tendenzialmente nati in Venezuela, quindi senza cittadinanza spagnola.

La migrazione che sembra particolarmente mettere in crisi il sistema di accoglienza canario è però quella che proviene dalle coste occidentali dell’Africa. Non è certo un fenomeno nuovo, visto che se ne parla dagli anni ’90. Da allora non si è mai arrestato, ma ha avuto un andamento discontinuo; in seguito alla chiusura di Ceuta e Melilla (nord della Spagna), i numeri di chi si dirige alle Canarie per raggiungere l’Europa hanno subito un forte incremento.

Che cosa significa concretamente partire per le Canarie dall’Africa occidentale? Ad es chi parte dalle coste del Senegal spera di arrivare a Tenerife, una delle isole meno lontane. La previsione di durata del viaggio è di 6-8 giorni, ma può durare di più, anche 10-14 giorni, quindi acqua e viveri previsti per al massimo 8 giorni terminano prima dello sbarco.
Si sale su una patera, più che altro si viene accalcati. Inutile dire che il viaggio è rischioso, molto rischioso.

Non è facile per una simile imbarcazione affrontare l’oceano, non è facile per chi non è esperto di navigazione condurre alla meta, non è facile sopravvivere alla paura e con scarse risorse di sostentamento.
E’ tristemente “normale” che, anche nei casi più fortunati in cui la patera raggiunge un’isola canaria, una parte dei viaggiatori non riesca a sopravvivere durante il viaggio e il suo corpo venga gettato in mare.
Purtroppo sono molte la imbarcazioni disperse, di cui non si sa più nulla: ci sono quelle che spariscono prima di avvicinarsi all’arcipelago e quelle che lo superano senza riuscire a toccare una costa e trovano davanti a sé solo l’oceano sconfinato.


DispersiMorte confermata
Rotta canaria186161

Malgrado dati a dir poco agghiaccianti sul rischio rappresentato dalla traversata nell’oceano, le campagne di informazione sui rischi rappresentati dal viaggio realizzate nei paesi di origine difficilmente riescono a dissuadere. Ci è stato raccontato e abbiamo anche incontrato persone che hanno affrontato il viaggio verso le Canarie una prima volta, sono state rimandate in patria magari dopo anni in Europa e hanno affrontato il viaggio una seconda volta (si narra anche per alcuni di una terza volta).


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I dati ancora provvisori relativi al 2021 confermano la situazione del 2020. 

Sembra paradossale che un arcipelago con 2.200.000 abitanti abbia un sistema di accoglienza che funziona bene per i 15 milioni medi di turisti annui e invece abbia un sistema di accoglienza – per numeri così bassi di migranti – del tutto traballante.

Il 2021 è stato un anno cruciale per l’accoglienza dei migranti. A Tenerife il numero degli arrivi è sensibilmente aumentato (pur rimanendo piuttosto contenuto in termini assoluti) nel corso del 2020, quindi in un momento in cui il turismo era fermo per il Covid. E’ stata organizzata un’accoglienza negli alberghi chiusi, accoglienza repentinamente interrotta nei primi mesi del 2021 quando il turismo è ripartito con numeri significativi e gli alberghi hanno dovuto essere svuotati dai migranti in breve tempo.

 E’ questo il momento in cui sono stati rapidamente allestiti i due campi di Las Raices e di Las Canteras; la gestione del primo è stata affidata all’ong Accem e quella del secondo è in mano all’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia delle Nazioni Unite). Le condizioni iniziali di vita in questi in campi, in particolare a Las Raices, hanno presentato numerose criticità: sovraffollamento, mancanza di acqua calda in una zona fredda, alloggiamenti solo in tende, allagamenti ogni volta che piove (in campo è collocato in una zona molto piovosa), assenza di assistenza sanitaria, pessima qualità della mensa, mancanza di attività e di assistenza.Nessuna persona non autorizzata può entrare nel campo, ma gruppi di abitanti del campo nella primavera 2021 hanno iniziato a manifestare subito fuori dall’ingresso di Las Raices riuscendo a sollevare l’attenzione della popolazione, quanto meno della popolazione “sensibile”.
La partecipazione dal basso, il volontariato nato in modo spontaneo, il continuo coinvolgimento di nuove forze sono uno dei grandi punti di forza del sistema di accoglienza canario. Se il sistema di accoglienza pubblico, sia internazionale che nazionale presentano notevoli margini di miglioramento, il coinvolgimento della popolazione è una grande forza inarrestabile.

Gli abitanti di Tenerife hanno solidarizzato con chi manifestava davanti a Las Raices ed è nata Asamblea de apoyo a migrantes en Tenerife, gruppo al momento rimasto a livello informale che, partendo da un appoggio politico nel senso più ampio del termine appoggia la battaglia per l’ottenimento dei diritti umani per tutti, anche per i migranti e per condizioni di vita dignitose. In parallelo alla componente politica, Asamblea ha numerosi volontari coinvolti in azioni di sostegno (accompagnamenti in ospedale, in aeroporto, lezioni di spagnolo, pacchi alimentari, fornitura di scarpe e abbigliamento per il freddo e molto altro).
C’è la forza del volontariato di chi si spende in prima persona e c’è la forza di tutte quelle persone invisibili che, con donazioni alimentari, di abbigliamento e simili, consentono ai volontari attivi di poter svolgere il loro servizio.

La storia dell’ultimo periodo di accoglienza è piuttosto recente, ha meno di 12 mesi alle spalle. 12 mesi durante i quali sono state ottenute tante cose grazie all’unione della forza di tanti attori diversi: ora a Las Raices c’è un presidio sanitario (insufficiente, ma presente), è cambiata la gestione della mensa, soprattutto la maggior parte degli occupanti è stata trasferita sulla peninsula (Spagna continentale) decongestionando il campo, ci sono lezioni quotidiane di spagnolo.

Grazie soprattutto ad un articolo di denuncia pubblicato su di un giornale è cessato il terribile fenomeno in base al quale i bambi all’arrivo venivano allontanati dalle madri in attesa dell’esito del test del DNA che ne accertasse il rapporto genitoriale, allontanamento che durava in media 3 o 4 mesi.

I problemi e le difficoltà sono ancora tanti, ma ha dato notevole speranza la constatazione della forza del movimento dal basso cui si stanno sempre aggiungendo nuove persone e dei successi sinora ottenuti.Tutto evolve rapidamente; sono passate meno di 3 settimane dal nostro rientro e da Tenerife ci raccontano che molte cose sono cambiate e stanno cambiando. Per fortuna Asamblea de apoyo a migrantes en Tenerife è una realtà versatile che non fatica ad adeguarsi all’evolversi delle situazioni.


Chi ha letto sin qui probabilmente è una persona già interessata alle tematiche relative alle migrazioni e alle condizioni di vita dei migranti; quindi si chiederà: che cosa posso fare?
Non c’è una risposta preconfezionata, ma alcuni spunti si possono dare:
– la ruta canaria è uno dei percorsi meno conosciuti, quindi si possono organizzare incontri per diffonderne la conoscenza
– i volontari hanno una grande necessità di confronto e di lavorare in rete con altre realtà che, in altri paesi, lavorano con i migranti appena arrivati

-la presenza di volontari che vadano a dare una mano e a conoscere la situazione del posto è vissuta come molto utile– un supporto economico èapprezzato…
valesano@emisphera.it