La tragedia di Muhammad e il lavoro all’Interporto

Coordinamento Migranti Bologna questa mattina ha dato la triste notizia della morte di Muhammad Nzam, un lavoratore migrante di Yoox di 33 anni. Muhammad è morto sulla strada per l’Interporto di Bologna mentre guidava per iniziare il turno delle 5.30 nel magazzino.

Riportiamo qui di seguito quello che il Coordinamento Migranti Bologna ha scritto in facebook e poi raccontiamo una vicenda simile, che era presente nella nostra prima newsletter e che fa ben capire quali sono le condizioni lavorative all’interporto di Bologna.

“Abbiamo conosciuto Muhammad durante lo sciopero delle lavoratrici di Yoox per chiedere a LisGroup il turno centrale. Muhammad aveva partecipato a quella lotta con la consapevolezza che quello delle lavoratrici era uno sciopero per le condizioni di vita e di lavoro di tutte e tutti. Anche lui aveva richiesto il turno centrale per problemi di salute. Alla fine Muhammad è morto mentre andava a lavorare in uno di quei turni che i padroni non hanno mai voluto togliergli, pochi giorni dopo la sentenza del Tribunale di Bologna che ha accusato LisGroup di condotta discriminatoria e ha riconosciuto alle lavoratrici il diritto al turno centrale. Della vittoria finalmente conquistata assieme alle sue compagne non potrà godereDopo molti altri, Muhammad è l’ultima vittima di una lunga serie di incidenti sulla strada della morte che conduce allo sfruttamento nella grande fabbrica dell’interporto. Prima e dopo lo sciopero di SDA di dicembre abbiamo chiesto in tutti i modi di mettere in sicurezza quella strada e di garantire trasporti e collegamenti anche durante le ore notturne, in modo che i migranti non la debbano percorrere a piedi, in bicicletta o in monopattino mettendo a rischio la vita. Diversamente dal sindaco Matteo Lepore non crediamo che i padroni della logistica si atterrano mai a un qualche codice etico. Se non ci saranno subito interventi concreti, anche le belle parole che il sindaco di Bologna ha pronunciato al funerale di Sekou Diallo, morto investito meno di un mese fa mentre tornava da lavoro, suoneranno lugubri e vuote.”

La tragedia di Muhammad non è stata solo una tragica fatalità. Le storie come quella di Muhammad sono molte, i turni di lavoro sono massacranti e le condizioni di lavoro a volte sono disumane.

Raccontiamo la storia di B. un ragazzo che da una settimana ha un nuovo lavoro in una grande azienda. La sveglia, l’accoglienza dei colleghi, il cambio di lavoro sono tutte sfide quotidiane che aiutano a crescere. Il cambiamento lavorativo per lui è stato un cambiamento di qualità della vita, ma leggiamo le sue parole:


I miei primi giorni di lavoro in una nuova azienda 

Il primo giorno mi sono svegliato alle 4 di mattina. Il turno inizia alle 6 ma sai, c’è traffico, ci sono i semafori, per non rischiare di arrivare in ritardo ho preso l’autobus alle 5, anche se l’azienda non è lontana. Sono arrivato alle 5:30 ed ho iniziato a lavorare alle 6. Lì sono tutti bravi con me, è un ambiente di lavoro molto diverso rispetto a dov’ero prima. Prima lavoravo all’Interporto e i turni erano anche dieci ore, mi chiamavano quando serviva, anche in piena notte. Una volta mi hanno chiamato 30 minuti prima e dopo mezz’ora dovevo già essere lì. Prima facevo facchinaggio, ero costretto a prendere la bici e tornare a casa di notte, anche con la pioggia. Adesso va meglio, faccio 7 ore, e anche se faccio i turni va bene lo stesso perché è tutto più bello. La prima settimana ho iniziato a lavorare alle 6, adesso invece faccio dall’una alle 20.

Il mio lavoro è assemblare dei pezzi, che poi vanno da un’altra parte dell’azienda. Qui siamo tantissimi perché l’azienda è grande, ma nella mia linea siamo solo cinque. Il lavoro lo sapevo già fare, perché avevo fatto un corso nel 2017. I miei colleghi però mi aiutano, il primo giorno mi hanno fatto vedere come fare, ma poi dal secondo ho fatto tutto da solo. Ho solo avuto un problema con il computer, ma grazie ai colleghi l’abbiamo risolto. Siamo solo in cinque nella mia linea perché anche qui bisogna evitare assembramenti. Ieri poi ho fatto il tampone, tutti abbiamo fatto il tampone e siamo risultati negativi. È bello che ci facciano questa prova perché così siamo più sicuri di essere sani.

Questo lavoro mi piace tanto e anche i colleghi. Io ho il contratto che scade tra qualche mese ma poi spero che mi facciano un contratto lungo perché mi trovo bene e i colleghi sono simpatici. Qui nessuno ti urla addosso, nessuno ti tratta male, è molto diverso da dove ero prima: qui c’è rispetto.