Palermo, l’alloggio rifiutato ai due studenti in fuga da Kiev: «Non sapevano che fossero africani»

Riportiamo qui di seguito un articolo uscito sul Corriere della Sera a firma di Riccardo Bruno

Aveva deciso di aprire le porte della sua seconda casa per ospitare due studenti universitari scappati dall’Ucraina. Ma quando ha scoperto che era due nigeriani, due ventenni che studiavano a Kiev, ci ha ripensato. «Mi ha detto che non voleva ospitava due africani. Due profughi bianchi andavano bene, neri no» racconta ancora sbalordita suor Anna Alonzo. È stata lei ad accogliere Michael e Meshack a Palermo, a trovargli vestiti e cibo. «Quando sono arrivati, dopo cinque giorni di viaggio, utilizzando autobus, spesso camminando a piedi, erano esausti. Sono crollati sulla sedia e hanno dormito per ore».
Adesso Michael e Meshack sono temporaneamente nella «Casa della Regina di Pace» a Casteldaccia, dove suo Anna dove accoglie le ragazze nigeriane sottratte alla prostituzione. «Sto cercando di trovargli un alloggio a Palermo, ma finora niente — spiega —. E mi sto battendo per farli iscrivere all’Università». Frequentavano il secondo anno quando è iniziata l’invasione russa, la loro casa è stata colpita dalle bombe e loro sono stati costretti a fuggire. «Michael studia economia, per lui non ci sono problemi a frequentare i corsi anche in Italia — aggiunge suor Anna —. Meshack invece fa Medicina, ha già dato 12 materie, ma qui a Palermo c’è il numero chiuso. Potrebbe fare scienze infermieristiche, ma lui è determinato, vuole fare il chirurgo. Credo che non sia un problema aggiungere uno studente in più».
Erano in tre quando sono scappati da Kiev; hanno seguito un altro ragazzo nigeriano che aveva parenti a Trapani, che adesso ha raggiunto. È la seconda volta che scappano da una guerra. Originari di Benin City, entrambi hanno perso i genitori uccisi dai terroristi di Boko Haram. Per loro gli studi in Ucraina, e adesso la speranza di completarli a Palermo, rappresenta la speranza di riscattare una esistenza eternamente in fuga. «Speriamo che qualcuno li aiuti» si augura suor Anna, che si dedica totalmente ad assistere chi ha bisogno. Gestisce il centro Arcobaleno 3P alla Guadagna, uno dei quartieri difficili di Palermo, un luogo di aggregazione per le donne nigeriane — e non solo — che dà fastidio a chi vorrebbe continuare a sfruttarle. È stata minacciata e aggredita, ma lei non si arrende. Da un anno si è trasferita ad abitare a Casteldaccia nella casa di famiglia che ha trasformato in centro di accoglienza: «Preferisco stare accanto alle ragazze, seguirle individualmente». Ha messo su una rete di solidarietà, in molti l’aiutano ma non basta mai. «Il Comune ci deve dare ancora 18 mila euro. Pensi che abbiamo una bolletta dell’acqua di 4.000 euro ancora da pagare». E adesso deve pensare anche a Michael e Meshack. Li ha già iscritti a un corso di italiano, lunedì mattina li accompagnerà alla segreteria dell’Università per provare a iscriverli.

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