
Oggi, 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato.
Poche ore fa l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha diffuso i dati aggiornati sui migranti forzati nel mondo. Il numero delle persone costrette a fuggire dalle proprie case (rifugiati inclusi) è il più elevato da quando si è cominciato a tenerne il conto.
Alla fine del 2021, infatti, gli “sradicati” erano 89,3 milioni, +8% rispetto all’anno precedente e oltre il doppio rispetto a dieci anni fa. Con l’invasione russa dell’Ucraina è stata superata la soglia dei 100 milioni.

C’è un elemento che resta però troppo spesso sotto traccia. Ed è il confronto tra l’aumento vertiginoso dei migranti forzati nel mondo e l’andamento piatto degli attraversamenti cosiddetti “irregolari” delle frontiere dell’Unione europea, ovvero l’unico “canale” d’ingresso rimasto di fatto per le persone in transito.
È una fotografia impietosa della strategia di chiusura, esternalizzazione, confinamento e respingimento di decine di migliaia di persone messa in atto in questi anni dai governi dell’Ue, compresa l’Italia. Mentre “fuori” il mondo era ed è sempre più in fiamme.
Su Altreconomia ce ne occupiamo da tempo, pubblicando inchieste, reportage, approfondimenti, interviste, libri sui diritti umani alle frontiere.
Siamo convinti che sia lì, dalla parte dei diritti umani, che si debba stare, senza cedere alla propaganda.