Don Luigi Chiampo: “abbiamo avuto l’opportunità di avere un rifugio più ampio e ad oggi arriviamo a 70-80 posti”

Noi di Famiglie Accoglienti la storia di Don Luigi Chiampo la conosciamo bene. Già qualche tempo fa in un numero della nostra newsletter avevamo raccontato come il parroco di Bussoleno si spenda quotidianamente per accogliere persone nel suo rifugio di Oulux. Abbiamo voluto ricontattarlo per farci raccontare com’è la situazione attuale.

A distanza di un anno abbiamo voluto chiedere a Don Luigi Chiampo degli aggiornamenti sul loro rifugio a Ulzio. Lì dal 2017 ogni giorno arrivano migranti che poi tentano di valicare le Alpi. L’Italia infatti spesso è solo un canale di passaggio per poi andare in Francia e Germania. Se per noi cittadini europei passare dall’Italia ad uno di questi due Paesi è oramai tanto scontato quanto facile, dobbiamo essere consapevoli che non per tutti è così. Noi possiamo prendere la nostra auto, varcare il confine senza che nessuno ci dica nulla, per molte altre persone invece quel confine è un luogo fatto di fatica e pericolosità, respingimenti e disumanità. Chi cerca di andare in Francia lo fa perché per lui o lei significa arrivare lì, dove hanno reti familiari e amicali, con la speranza di crearsi una nuova vita. È per questo che i migranti affrontano questi lunghi e pericolosi viaggi. Don Chiampo a Ulzio accoglie le persone che dalla rotta africana o balcanica stanno per tentare l’attraversamento o che l’hanno appena provato e sono stati respinti dalla polizia.

Spesso queste persone quando raggiungono il rifugio sono in condizioni di disorientamento e di estrema stanchezza. Da Don Chiampo possono trovare un riparo dal freddo, assistenza sanitaria e un pasto caldo. Insomma quello che serve per poi il ritentare il valico. L’idea di questo rifugio nasce certamente per un’esigenza emergenziale, ma anche per una precisa concezione politica. La dimensione politica di chi non accetta le frontiere, i muri e i respingimenti. 

Durante l’intervista realizzata da Riccardo Capodicasa, Don Chiampo ci ha presentato brevemente la situazione di oggi.

“Mediamente qui passano 50-60 persone al giorno e arrivano quasi tutti dalla rotta balcanica, qualcuno da quella africana. Adesso il numero maggiore è quello della rotta balcanica e quindi significa che è maggiore anche il numero delle famiglie. Ci sono però anche molti singoli, ma questo dipende molto dalle giornate, dai respingimenti e da quanti riescono effettivamente poi a passare in Francia.”

“L’emergenza è costante – continua Don Chiampo -, nel senso che i flussi non li puoi stabilizzare. Ci sono stati momenti in cui i flussi sono diminuiti molto, magari per il freddo o per le varie restrizioni per il Green Pass, hanno ristretto molto i numeri. Adesso però si sono allargati nuovamente i numeri, i flussi sono di nuovo aumentati, insomma dipende da tante condizioni”

Un’emergenza quindi che rimane costante e che non si placa. La percezione di emergenza sui migranti e sulla rotta balcanica si è affievolita a causa dell’attuale Guerra in Ucraina, ma la realtà di Ulzio ci dimostra che nulla è cambiato. I flussi continuano a ingrossarsi anche per le situazioni sempre più critiche in Iraq e Iran. 

Il rifugio però lavora quotidianamente per dare accoglienza e Don Chiampo ci spiega di alcune migliorie che sono state fatte in quest’ultimo anno: “abbiamo avuto l’opportunità di avere un rifugio più ampio e ad oggi arriviamo a 70-80 posti, quindi sicuramente rispetto al rifugio di prima abbiamo quasi raddoppiato i numeri di accoglienza e abbiamo anche organizzato meglio l’accoglienza. Prima avevamo container e cameroni, adesso abbiamo stanze da quattro letti, quindi anche per le famiglie è una situazione molto più dignitosa. L’accoglienza è molto più organizzata perché noi cerchiamo di dare risposta ai bisogni più immediati, dal mangiare alla parte medica. Quest’ultimo aspetto è molto importante perché alcuni arrivano con delle particolari situazioni mediche sanitarie e hanno bisogno di sostegno. Da noi questo sostegno lo trovano e vengono un po’ rimessi a posto, dai piedi alle condizioni fisiche. Lo stare nel  rifugio e avere la possibilità di essere seguiti in modo sanitario permette poi di ripartire con delle condizioni più appropriate perché a volte arrivano che sono veramente esausti.“