
La storia di Yvan Sagnet è la storia di un ragazzo forzatamente nomade ma altrettanto attento all comunità in cui vive. Nato in Camerun ha vissuto in diverse città e, dal 2007, è giunto in Italia. Nel nostro Paese ha studiato, si è laureato in ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Torino ed ha fondato un’associazione l’Associazione NoCap con la quale combatte quotidianamente il caporalato nel settore agroalimentare. L’idea e la voglia di impegnarsi su questi temi gli è venuta dopo un periodo estivo a Nardò, in Puglia. Era il 2011 e lui lavorò alla Masseria Boncuri come raccoglitore di pomodori. È stato proprio lì che scoprì cosa significa lo sfruttamento lavorativo. “Con il passaparola seppi che in Puglia cercavano personale per la raccolta dei pomodori – ha dichiarato qualche tempo fa in un’intervista -. Non sapevo neppure dove fosse la Puglia, ma io avevo bisogno di soldi. Decisi di andare da nord verso sud e di fare questa avventura”.

Un’avventura che però lo catapultò in una baraccopoli, a dormire per terra. Lo stesso Yvan ha dichiarato: “scoprii un mondo assurdo. Nemmeno nella mia Africa avevo mai visto una situazione del genere. I miei compagni mi spiegarono che il sistema per lavorare si chiamava “caporalato”. Furono chiari: se vuoi lavorare arriverà il caporale e tu devi andare da lui a chiedere per favore di lavorare”. Caporalato? Per me era un termine sconosciuto, una pratica di cui non avevo mai sentito parlare”.
La sua storia Yvan, l’ha raccontata in un toccante TEDx a Cremona che potete vedere integralmente nel video qui sotto.
In questa newsletter però vogliamo parlare della storia di Yvan per raccontare anche che cos’è e che cosa fa l’Associazione NoCap. La realtà creata da Sagnet è una storia fatta di connessioni, culturali, professionali ed umane. Connessioni che quotidianamente cercano di dare dignità ai lavoratori e cercare di cambiare un sistema dove, come dice lo stesso Yvan, “i caporali sono solo una parte del problema”. L’idea quindi è quella di attuare un cambiamento alla radice, che cerchi di cambiare radicalmente lo sguardo. Tra le attività di cui si occupa NO CAP infatti, rientra anche quella finalizzata al rilascio del bollino No Cap per attestare l’adozione, da parte delle imprese, di scelte etiche sul piano del lavoro e della sostenibilità ambientale lungo tutta la filiera agricola dei prodotti.
In un’intervista a Il Post Yvan Sagnet ha spiegato bene cosa significa questo lavoro. “«Il primo progetto pilota è partito nel 2019 quando un gruppo di distribuzione che ha sede in Puglia mi ha chiamato dicendomi: “ho letto di te e vorremmo avere nei nostri supermercati dei prodotti etici, facciamo un percorso insieme?” Ho accettato, ma ho posto delle condizioni. Gli ho detto chiaramente che la grande distribuzione organizzata è una parte grande del problema. Quindi gli ho chiesto di cambiare a cominciare dal primo punto fondamentale: il prezzo».

Sagnet chiede al distributore di lasciare che il prezzo sia deciso dai produttori. Normalmente è il distributore che fa il prezzo, cioè il soggetto che non sa quanto costano veramente la coltivazione, la raccolta e il trasporto di quel prodotto.
«Non è stato semplice trovare una quadra su questo punto, ma alla fine ha detto: va bene! Mi ha fatto l’elenco dei dodici prodotti che voleva e io sono andato dai produttori per dare una risposta alle esigenze di vendita. Insieme abbiamo ricostruito il prezzo del prodotto dal seme, all’acqua, all’energia, per arrivare al prezzo giusto. Sono tornato dal distributore e gli ho comunicato quale era il prezzo al di sotto del quale non si poteva andare. La risposta è stata: vediamo come va. Sono tornato di nuovo dai produttori per dire che l’accordo era fatto e che si poteva procedere con i contratti di fornitura. Noi abbiamo fatto dei controlli su tutti i loro lavoratori, siamo andati a spulciare le buste paga…»
L’ultima battaglia vinta dall’Associazione NoCap è proprio di pochi giorni fa. È stato lanciato un appello per dare un alloggio ai lavoratori di San Ferdinando a Rosarno, a cui la gente del territorio ha risposto, mettendo a disposizione dei braccianti alcune case. La notizia è stata data direttamente dall’asscoazione tramite i suoi canali social, in cui si vedono chiaramente le abitazioni messe a disposizione dei lavoratori.

Una rivoluzione che in pochi anni ha cambiato la vita a molte persone. Sempre Yvan infatti ha dichiarato: “Siamo partiti che avevamo 50 lavoratori sottratti allo schiavismo e ora ne abbiamo liberati quasi 700. Io penso che NO CAP sarà una forza a livello internazionale. Penso che ci verranno a cercare tutti per avere il cibo NO CAP. Quando scopriranno il lavoro che facciamo, quando capiranno fino in fondo il valore del cibo NO CAP. Perché è così: noi non vendiamo del cibo, noi cerchiamo di fare la grande distribuzione dei valori”.