Le rotte della morte

Francesca Mannocchi ancora una volta si dimostra un’ottima giornalista. Su La Stampa ha scritto un lungo reportage di cui vi riportiamo un estratto.

«Loujin è morta a causa delle politiche europee. Morta tra le braccia della madre mentre diceva: ho sete». Così pochi giorni fa l’attivista Nawal Soufi ha denunciato la morte di Loujin, siriana, quattro anni. Morta di sete mentre con la sua famiglia cercava di raggiungere un porto sicuro. Era partita dal Libano con la madre e la sorella. Ma a dividere le loro speranze e la destinazione Europa ci sono stati dieci giorni senza cibo né acqua. Dieci giorni di richieste d’aiuto a Malta prima, alla Grecia poi e da ultimo ai mercantili di passaggio. Dieci giorni di Sos ad Alarm Phone e di indifferenza europea. Finché le autorità greche non hanno spedito un mercantile a soccorrerli ma per la bambina non c’era più niente da fare. Corpi simili, sfiniti dal sole e dalla fame, bambini disidratati e assetati, sono arrivati due giorni fa a Pozzallo. Almeno i sopravvissuti, al recupero condotto dalla motovedetta Cp 325 della Guardia Costiera. Un altro barcone alla deriva, salpato dalla Turchia senza abbastanza cibo né acqua. Due settimane in mare, i naufraghi alla deriva che gridano, un mercantile che si avvicina e non li salva. L’equipaggio getta una cassa d’acqua che però i naufraghi non riescono a recuperare. Altre grida, altri Sos inascoltati. Trenta vite disperate le cui sorti sono state note per giorni, senza che partissero tuttavia, gli aiuti tempestivi che avrebbero salvato loro la vita. Poi il gruppo di ventisei naufraghi – afghani e siriani – è stato soccorso 70 chilometri a Sud di Portopalo e trasferito a Pozzallo. Ma per sette persone, tra cui due bambini di uno e due anni, era troppo tardi. Anche loro, come Loujin, sono morti di fame, di sete e di indifferenza.

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